Qual è stata la vostra motivazione nel sostenere e promuovere il Verona Agrifood Innovation Hub? In che modo pensate che l’iniziativa possa portare beneficio al territorio?
Sono diverse le ragioni che ci hanno convinto a sostenere questa importante iniziativa. Prima fra tutte il peso che il settore ha per la nostra provincia e per la nostra associazione, oltre un quinto delle nostre imprese associate appartiene al settore dell’agroindustria. Verona è tra le prime province italiane votate all’agrifood. Il comparto, poi, ha una forte valenza innovativa che coinvolge il prodotto, collegato alla trasformazione dei beni del settore primario, ma anche i processi con un’attenzione alle lavorazioni e alle diverse divisioni delle imprese. Pensiamo ad esempio alla logistica particolarmente delicata per la natura stessa delle materie oppure al packaging che deve garantire la salubrità e allo stesso tempo rispondere ad esigenze di sostenibilità, trasportabilità e praticità di utilizzo.
Tutti temi su cui siamo sensibili ed attivi da tempo anche con la Rete Innovativa Regionale RIAV che ci ha permesso di creare un ecosistema dell’innovazione mettendo in relazione imprese e mondo della ricerca. Inoltre, siamo capofila di un progetto europeo dedicato proprio al packaging, cofinanziato dal programma Interreg Central Europe che ha un budget di quasi due milioni di euro e che coinvolge 5 paesi. Infine, la contaminazione è il terzo motivo per cui abbiamo deciso che Verona Agrifood Innovatiom Hub fosse un’opportunità da cogliere per tutto il tessuto produttivo veronese e non solo.
Quali sfide pensate che gli attori del settore come studenti, ricercatori, PMI e startup debbano affrontare in questo momento?
Tutti gli attori del settore sono coinvolti in un momento di grande cambiamento. Da quello climatico, alle nuove traiettorie dei commerci internazionali, condizionati dalla geopolitica. Oppure ai nuovi protezionismi, le catene di distribuzione più corte, le nuove sensibilità dei consumatori rispetto a temi ambientali e di sostenibilità, la necessità di competere su mercati internazionali valorizzando tipicità locali
Sfide che coinvolgono le imprese di oggi ma che coinvolgeranno i giovani che un domani entreranno nel mondo del lavoro. Un lavoro che sta cambiando e che richiedere sempre nuove competenze legate a nuove tecnologie e ai nuovi equilibri mondiali.
Quanto è importante creare ed alimentare un ecosistema locale ma connesso a sistemi globali per il settore agroalimentare?
Direi che è l’unica modo, quello degli ecosistemi, che hanno sostituito il termine rete, di affrontare il futuro per mettere a sistema competenze ed eccellenze. Saper costruire un ecosistema locale ma connesso a sistemi globali, nel mondo dell’innovazione è fondamentale. Un network ben costruito può aiutare le imprese ad entrare in contatto con soluzioni di innovazione, ovunque esse siano disponibili, accorciando notevolmente i tempi di scouting e aumentando le probabilità di successo.
Pensiamo a quanto, con la rete giusta, si riducano le distanze, quanto le innovazioni grazie a nuove interconnessioni possano essere portate nelle imprese. Fabbriche e centri di ricerca aprendo le proprie porte, danno l’occasione a ciascuno per il proprio ambito di entrare in contatto e di trasformare l’immaterialità della relazione in un valore concreto che diventa sviluppo per l’intero territorio.