Qual è stata la vostra motivazione nel sostenere e promuovere il Verona Agrifood Innovation Hub? In che modo pensate che l’iniziativa possa portare beneficio al territorio?
Il supporto di UniCredit a questa lodevole iniziativa è la naturale conseguenza di due distinte dinamiche: da un lato la nostra forte connessione con Verona, un territorio in cui affondano le radici del nostro Istituto e in cui vantiamo una presenza capillare; dall’altro la rilevanza strategica del settore agroalimentare per il Made in Italy, basti pensare all’export di prodotti agroalimentari che, anche nel 2023, ha registrato una crescita del 5,7%, raggiungendo i 64 miliardi di euro. Il territorio veronese, già conosciuto in tutto il mondo per le esperienze di Vinitaly e Fieragricola e con un ecosistema agricolo e trasformativo particolarmente vivace, rappresenta quindi la piazza ideale per lo sviluppo di questo progetto in cui anche noi crediamo fortemente.
Quali sfide pensate che gli attori del settore come studenti, ricercatori, PMI e startup debbano affrontare in questo momento?
L’Agricoltura 4.0 ha oggi un enorme potenziale inespresso, che possiamo liberare grazie alle nuove tecnologie. Riteniamo che questo percorso di crescita e sviluppo possa essere tanto più efficace quanto questo sia promosso dal basso. E’ per questo, quindi, che il ruolo delle start-up e, più in generale, di chi fa ricerca nel settore è fondamentale. Tuttavia non è sempre semplice accedere ad attività di valore che possano trasmettere conoscenza e creare una network con esperti e formatori, per questo le attività del VAIH come eventi, talk e corsi di formazione si stanno dimostrando delle vere e proprie opportunità di crescita per tutto l’ecosistema dell’agroalimentare. Questi eventi non solo ispirano e motivano, ma forniscono anche risorse ed esperienze fondamentali per il successo e la crescita nel mercato.
Quanto è importante creare ed alimentare un ecosistema locale ma connesso a sistemi globali per il settore agroalimentare?
La nostra esperienza a fianco delle imprese italiane e la natura paneuropea del nostro Istituto ci portano a dire che la dicotomia globale/locale è venuta meno in tutti settori. Oggi i mercati prevedono opportunità, e anche potenziali concorrenti, a tutte le latitudini e in tutte le geografie e quindi anche un comparto molto legato al territorio, come quello agroalimentare, deve ampliare i propri orizzonti.
